lunedì 22 gennaio 2018

L'IMBARAZZO DELLA SCELTA


Sgombriamo subito il campo da possibili fraintendimenti: il 4 marzo noi non voteremo alle elezioni politiche, non l'abbiamo mai fatto e non inizieremo certo questa volta, adesso che il teatrino elettorale si sta facendo sempre più squallido. Allo stesso tempo non abbiamo intenzione di convincere nessuno: ormai ci sembra che andare a votare o non andare abbia la stessa valenza, cioè nulla. Per quanto ci riguarda, vogliamo almeno risparmiarci l'imbarazzo di una scelta tra proposte più o meno intercambiabili, al di là della loro minore o maggiore esuberanza e pretesa di novità.
Come di consueto, da qualche anno a questa parte, l'astensione sarà l'opzione preferita da una significativa parte di potenziale elettorato. Per il resto, il sostanziale stallo percentuale tra i tre maggiori contendenti porterà probabilmente alla formazione di un altro governo che non sarà l'espressione del risultato delle urne, ma verrà imposto per motivi di "stabilità" (qualsiasi cosa voglia dire); nei fatti un governo che garantisca la continuazione delle politiche di tagli al welfare e che lasci la libertà di azione al capitalismo finanziario di "privatizzare i profitti" e "socializzare le perdite", con il consueto corollario di repressione del dissenso sotto qualsiasi forma, grazie ai loro "nei secoli fedeli" servi in divisa.
Questa triste campagna elettorale è il riflesso del livello culturale di questo paese, amplificato in negativo da quei social network che, stando ad una vecchia novella a cui tutti per un po' abbiamo creduto, avrebbero invece dovuto elevarlo. Gran parte del dibattito si sta concentrando sui temi della sicurezza e del decoro, perchè elementari da spiegare e percepiti come cose "giuste" (quale persona sana di mente si dichiarerebbe contrario a questi due universali e sacrosanti "diritti"?), ma più che altro perchè è facile architettare una narrazione che riesca ad individuare qualcuno che li stia minacciando e di conseguenza compattare agevolmente un fronte unito contro un nemico comune. E' più semplice fare propaganda contro qualcosa, che proporre un'idea costruttiva. I capri espiatori, poi, sono perfetti, spauracchi atavici e all'occorrenza metafisici senza nessuna rappresentanza politica o interessi economici: i migranti, dei quali non importa niente a nessuno, politicamente parlando e, in generale, i poveri, vaga classe sociale alla quale la maggior parte delle persone si rifiuta di fare parte, anche se nei fatti ci sono dentro fino al collo.
L'altra carta in mano ai candidati, ristretta però all'uso del sedicente centro-sinistra e a strati del M5S, è la discriminante antifascista: "Votate per noi, o consegnerete il paese nelle mani del Male", arma a doppio taglio e sempre usata maldestramente da chi l'ha evocata in passato. Non esiste attualmente un'emergenza fascismo più grave di quanto lo sia sempre stata. Da quando è nato, il fascismo è sempre tornato comodo al potere: all'inizio, negli anni '20, per reprimere le lotte operaie del Biennio Rosso; negli anni '70 è stato funzionale alla strategia della tensione e per affossare le conquiste delle Autonomie; oggi serve a fomentare le guerre tra poveri e tenere diviso il proletariato. Il fascismo ha sempre solleticato gli istinti pelosi della parte repressa di questo paese, ed invocarlo è sempre molto pericoloso: prova ne è, per restare nella nostra zona in tempi recenti, l'odioso episodio che ha visto vittima la sindaca di Empoli, destinataria di una xenofoba e sgrammaticata lettera minatoria (senza per questo dimenticare gli sdoganamenti di cui sono stati artefici in questi anni molti esponenti del suo partito).
Ciò non toglie che i fascisti ci sono ancora e stanno rialzando la cresta, aiutati in questo dal mainstream che sta facendo di tutto per legittimarli politicamente. Ma abbiamo ormai un'esperienza secolare di pratiche per combatterli, non è necessario votare Pd o Cinque Stelle (a questo proposito leggetevi il fumetto di Zerocalcare "Non è una partita a bocce"): per esempio, quando invocano la libertà di parola per vomitare la loro schifosa propaganda, bisogna rendersi conto che loro non hanno nulla da spartire con nessun tipo di libertà, anzi ne sono la negazione, quindi contrastarli in qualsiasi modo è legittimo da parte nostra, anzi è un dovere, e tranquilli, non stiamo contravvenendo a nessun precetto morale o comandamento etico, chi vi dice il contrario è in malafede.
La Resistenza non è finita il 25 aprile 1945: la Resistenza continuerà fino a quando esisteranno i fascisti.