venerdì 8 gennaio 2021

LA RIVINCITA DEL "WHITE TRASH"

LA RIVINCITA DEL "WHITE TRASH"



L'"assalto" di Capitol Hill ha prodotto eccitazione nello stagnante ambiente, ulteriormente assopito dai vari confinamenti pandemici, della (si può dire ex?) sinistra di movimento, ormai atomizzata in una miriade di profili social che per la maggior parte non hanno altri contatti tra di loro se non tramite impulsi elettronici.
A scorrere i commenti si coglie ancora il vecchio vizio, divenuto automatico e per questo ancora più dannoso, di ostentare una presunta superiorità morale e culturale nei confronti di queste espressioni "primitive e impolitiche" di dissenso. Nella società statunitense questa spocchia è stata una delle cause del coagularsi di quella folla che si è ritrovata di fronte al Campidoglio; la supponenza liberal verso gli zotici dei sobborghi e delle campagne è stata uno degli articoli d'esportazione che l'american way of life ha sfoggiato nel processo di colonizzazione culturale dell'occidente.
In Italia questa tendenza, iniziata negli anni ottanta, ha raggiunto il suo culmine nel primo decennio di questo secolo, diffondendosi con varie sfumature negli ambienti di sinistra, determinando la scollatura tra un'élite acculturata, che produceva discorsi principalmente autoreferenziali, e un largo strato proletario che aveva minore accesso alla cultura e poco tempo per capire quei discorsi.
Ovviamente non è il solo motivo della svolta reazionaria che ha preso la società italiana e occidentale in genere. Probabilmente però è il motivo per il quale la sinistra non ha più nessuna efficacia nella realtà sociale.
Qua in provincia abbiamo qualcosa di simile agli hillbillies americani (ovviamente fatte le debitissime proporzioni): i cacciatori, cioè coloro che praticano l'attività venatoria. Costoro sono un condensato (armato) di sessismo, razzismo, specismo e disprezzo per la natura; la maggior parte di loro sono lavoratori precari delle campagne o delle ultime industrie rimaste. Per fortuna è una categoria residuale e destinata all'estinzione; in questo contesto però è utile come esempio estremo di incompatibilità tra sfruttati. A noi capita spesso di averci a che fare e constatare la siderale distanza tra le istanze sociali che proviamo a portare avanti nel quotidiano ed il loro pragmatismo egoista e la facilità con la quale danno la colpa a chi sta peggio di loro. Questo non toglie la volontà di confronto e di conflitto, alla pari e senza presunzione, e, anche se le posizioni rimangono inconciliabili e distanti, abbiamo notato che riusciamo a rapportarci sulla base di un reciproco rispetto, che alla fine è una base come un'altra sulla quale si potrebbe costruire qualcosa.
La discriminante dell'"intelligenza" con la quale spesso si pensa di riconosce chi è fascista o meno, sta facendo dei danni pesanti. Esistono persone, che il senso comune definirebbe "intelligenti", che sono dei fasci fatti e finiti; al contrario, ne esistono di meravigliose che non hanno avuto il privilegio di studiare per tutta una serie di motivi non dipendenti dalla loro volontà. Con queste ultime rimane uno spazio di dialogo e azione comune, che dovremmo essere scaltri a praticare. Invece di continuare a giudicare come dei preti qualunque.



collettivo antikunst limite sull'arno