martedì 15 novembre 2022

EMPOLI IS A GAS(SIFICATOR)!

 Quelle vecchie volpi del PD hanno avuto una delle loro trovate: costruire un pirogassificatore a Empoli, uno dei loro storici feudi, confidando nel fatto che le proteste sarebbero state minime. Ad ogni modo, per non rischiare, hanno sottaciuto la cosa il più a lungo possibile, con la complicità della stampa locale. (Sabato scorso il Tirreno ha dedicato una pagina all'argomento, mettendo in risalto prevalentemente l'area verde che sorgerà intorno al gassificatore, la gabbia green che dovrà nascondere l'eco-mostro)
A riprova della ristretta lungimiranza delle istituzioni, le proteste invece si sono levate. In città se ne parla e, seppure con diversi approcci e per diversi motivi, la maggioranza delle persone è decisamente contraria. All'orizzonte si profila l'inizio di una lotta lunga e difficile, che potrebbe cambiare in modo decisivo gli equilibri politici locali. Ci sono tutti gli ingredienti: l'ambiente, i profitti delle multinazionali, il malgoverno, il comitato scientifico, c'è persino l'archistar (cit. Tirreno), situazioni che a Empoli ce le sognavamo.
Sia chiaro fin da subito: questa lotta non porterà ad un miglioramento delle nostre condizioni di vita: bene che vada le lascerà invariate. Allo stesso tempo siamo costretti a lottare, non possiamo fare altrimenti, non si può rimanere neutrali.
Quello che questa lotta potrebbe portare con sé è una maggiore consapevolezza della condizione in cui ci troviamo a vivere, a patto di non farsi influenzare dalla sindrome NIMBY ("Non nel mio giardino!") e considerare la costruzione del gassificatore come l'ennesimo errore di valutazione di questo sistema iniquo e inquinante.
Iniquo perchè la costruzione di questo impianto sarà finanziata con soldi pubblici, ma i profitti saranno privati: è il modus operandi del neoliberismo in questi casi, privatizzare i profitti, collettivizzare le perdite.
Inquinante perchè, oltre all'impatto che avrà sul territorio (desertificazione, esagerato consumo di acqua, aumento del traffico dei TIR con drammatiche ricadute su una già intasata viabilità, ecc..), si potrebbe, prima di bruciare la plastica, provare a produrne e consumarne meno, per esempio. Siamo convinti che con quattrocento milioni di euro si potrebbe trovare una soluzione migliore di un inceneritore.  
I dati tecnici e le valutazioni scientifiche dovrebbero interessarci fino ad un certo punto: il problema non è il metodo con il quale viene costruito questo impianto, ma la visione del mondo dalla quale scaturisce l'idea di costruirlo. Una visione che prevede soltanto l'accumulazione dei profitti e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e degli esseri viventi a beneficio di una ristretta élite di privilegiati.
Qualcuno ha detto, ormai trent'anni fa, che "è più facile immaginarsi la fine del mondo che la fine del capitalismo", ed è purtroppo vero ancora oggi. Quello che dovremmo fare è iniziare ad immaginare un futuro diverso dalla fine del mondo, ripensare il modo in cui sfruttiamo le risorse, i nostri consumi, il nostro quotidiano tiranneggiato dal lavoro o dall'assenza di lavoro che ci fa vivere nell'ansia e nella depressione. Non esiste una ricetta per questo, dovremo procedere per tentativi, sarà un percorso lungo e tortuoso ma, di nuovo, non abbiamo scelta, l'alternativa è continuare a fare questa vita di merda e riporre fede nella speranza, che è solo un altro modo per illudersi e deprimersi.
Un'ultima cosa: evitiamo fin da subito di etichettare questa lotta come pacifica, apolitica, non violenta o altri epiteti cari alla retorica del manifestante educato. Questo atteggiamento ci pone immediatamente in una posizione di deferenza e ci rende automaticamente più deboli della controparte. Che ci piaccia o meno, la questione è politica perchè prevede lo scontro di due interessi contrapposti, e avremo bisogno di tutti i mezzi a nostra disposizione per affrontarla.




                                                  Co.Co.L.E.
                                 Comitato Contro L'Entusiasmo