SCEMO CHI ELEGGE
Dal momento che la politica è diventata
(o più realisticamente è sempre stata) la mera amministrazione dei privilegi
dei potenti unita al monopolio della violenza, noi già da tempo abbiamo deciso
di andarcene al mare il giorno delle elezioni, perché le idee migliori ci
vengono quando ragioniamo con le persone a cui vogliamo bene, e non quando
siamo nella penombra castrante di una cabina elettorale. Non sappiamo più cosa
farcene dei vostri diritti, visto che sono diventati merce di scambio nei
confronti di un’ esistenza subdolamente schiavizzata.
Se almeno in città si godono per una
serata il divertimento, qui in provincia arriva subito il mal di stomaco della
mattina dopo, senza il problema di scordarsi quello che è accaduto perché tanto
non l’abbiamo mai vissuto. Tutto appare confuso, filtrato in un immenso
calderone di paure, perché si ha sempre paura di quello che non si riesce a
comprendere. E’ la patria degli egoismi più biechi, delle falsità più evidenti,
dei moralismi più interessati, dove troppo benessere ha assopito la nostra
capacità di immaginare un’alternativa. Il quotidiano assume la forma di una
caricatura pubblicitaria, in un perverso sforzo per assomigliare a quello che
il flusso mercantile vuol farci diventare. I rapporti sociali sono mediati da
consuetudini tecnologicamente inutili, mentre i nostri desideri rimangono
sfocati nel dimenticatoio dell’esistente. Le parole sincere si strozzano in
gola e i silenzi aumentano l’incertezza e allontanano le persone, fino a quando
il conflitto si risolverà negativamente con accessi di rabbia distruttiva. La
necessità di sopravvivere con l’aggravante di un salario elargito come
un’elemosina, occupa la maggior parte del nostro giorno, ci viene negata
deliberatamente la possibilità di poter pensare alla nostra condizione di
sfruttati e quindi di migliorarla. Provate ad entrare in un supermercato e
guardarvi intorno: se eliminate le merci delle quali non avete effettivo
bisogno, vi accorgerete che le poche che rimangono potreste farle da voi se
solo avreste il tempo di poterle fare, invece di partecipare controvoglia alla
loro produzione per il mercato che, dopo avervi stritolato le energie, ti
rivende quello che hai prodotto, maggiorato dei costi di imballaggio e
trasporto, che prevedono lo sfruttamento di altre persone.
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